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29 Ago 2011

Napoli, Predoni d’arte in chiesa, rubato anche l’altare

 Il Mattino -

Ancora un furto contornato da un fitto mistero in una chiesa antica del centro. Questa volta l’infausta sorte è toccata alla chiesa di Santa Maria in Cosmedin, anche conosciuta come Santa Maria di Portanova, in piazza Portanova, nei pressi di corso Umberto I. Alcuni giorni fa sono spariti l’altare e una vasca sacra di epoca romana. I ladri sembra che abbiano portato via i cimeli storici della chiesa, che secondo una leggenda venne fondata dall’Imperatore Costantino I, o durante la notte forzando la porta di ingresso, o direttamente dal sottosuolo.

Tra le ipotesi c’è quella che i predoni abbiano agito durante le ore diurne, nelle quali la storica chiesa, tra le più antiche della città come fondazione, essendo una delle sette diaconie cittadine (istituzioni assistenziali in cui si celebrava l’antico rito greco), rimane aperta per qualche ora. Ma la storia di Santa Maria di Portanova ha sempre avuto contorni oscuri sin dai secoli passati. Notizie più sicure circa la presenza della chiesa ci sono giunte per via orale e sembra che fosse già presente nel nono secolo, con il nome appunto di Santa Maria in Cosmedin. Oggi non resta praticamente più nulla a testimoniare il primo impianto del tempio, a causa dei restauri e dei rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli. Malgrado sia uno dei tesori dell’arte più antichi presenti in città è chiusi da oltre un secolo e versa in grave stato di degrado.

E cresce l’allarme per il susseguirsi dei furti. «Sono anni che i luoghi di culto - denuncia lo storico dell’arte Vincenzo Rizzo, presidente del comitato scientifico dell’associazione Portosalvo - sono abbandonati a se stessi. Ci sono episodi avvenuti negli ultimi venti anni che lo dimostrano e quello che è successo alla storica chiesa di Santa Maria in Cosmedin è soltanto l’ultimo episodio. Non c’è sorveglianza, vigilanza e controlli di guardianìa. I ladri trovano così vita facile; basti vedere anche a quello che è successo tempo fa alla chiesa di San Pietro Martire dove fu rubata una cera di trecento anni fa o alla tragica scomparsa di cimeli storici dalla cappella di San Gennaro e Clemente alla Duchesca. Ovviamente speriamo e ci auguriamo che qualcuno metta fine a questo susseguirsi di sparizioni».

Insomma l’escalation di saccheggi nei luoghi di culto non sembra avere fine. I furti nei luoghi sacri sono oramai un fenomeno dilagante. Risale appena ad una settimana fa la sparizione, nella chiesa-santuario di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe a vico Tire Re a Toledo, di due calici, utilizzati per le ostie e per il vino. Il furto nella chiesa del Quartieri Spagnoli, meta soprattutto di donne che sperano di diventare mamme (all’interno è presente una sediiaconsiderata miracolosa), secondo quanto denunciato da una suora, si sarebbe verificato nelle ore mattutine. Ma la mappq-. tura della chiese vandalizzate e derubate è di gran lunga molto più ampia_ A partire da San Francesco di Paola, la basilica borbonica nella maestosa piana del Plebiscito. Per non parlare di quelle ai Decumani, alla Sanità e a Spaccamapoli. L’assedio non risparmia nessun giuSttlere.

Tra le chiese che cadono a pezzi c’è la basilica di San Paolo e San Lorenzo Maggiore, o come quella gotica di Sani Pietro a Majella, più volte imbrattata daii graffi-tari. E così Sant’Anna dei Lombairdi, come la storica chiesa di Santa Maria di Portosalvo, dalla quale prende il nome il comitato che si occupa della salvaguardia dei beni culturali del centro storico: «Questa è una dura realtà - dice il presidente del comitato, Antonio Pariante - Bisognerà fare presto per non perdere tutta la ricchezza del nostro patrimonio storico»